STUDIO DI PSICOTERAPIA

Psicologia
Penitenziaria

Psicologia
Penitenziaria

NELLO SPECIFICO

La psicologia penitenziaria rappresenta un sottoinsieme della psicologia giuridica e forense con cui condivide parte delle basi teoriche e metodologiche. I trattamenti psicologici e le varie forme di aiuto si definiscono all’interno di una interazione in cui emerge un «doppio mandato strutturale» in quanto le richieste del committente (la società, l’amministrazione penitenziaria, la magistratura di sorveglianza e, in senso lato, la società) non corrispondono necessariamente a quelle dell’utente (detenuto) spesso definibile come cliente involontario. La psicologia penitenziaria trova un sostegno normativo nell’art. 80 della L. 348/1975 sul “Personale dell'amministrazione degli istituti di prevenzione e di pena”, che definisce, tra l’altro, che per lo svolgimento delle attività di osservazione e di trattamento, l'amministrazione penitenziaria può avvalersi di professionisti esperti in psicologia, servizio sociale, pedagogia, psichiatria e criminologia clinica.

L’intervento dello psicologo in carcere (come per gli altri esperti e per lo stesso personale di custodia) sono orientati dallo scopo costituzionale rieducativo che è quello di attivare atteggiamenti, intenzioni e scelte comportamentali di reinserimento e risocializzazione del condannato e di riduzione del rischio di recidiva.

Operativamente, lo psicologo penitenziario interviene nelle attività di: a) osservazione (diagnostica), ai fini di contribuire alla definizione di un percorso di trattamento globale del condannato; b) trattamento psicologico (terapeutico/riabilitativo), teso a stimolare un cambiamento funzionale al superamento del disagio psichico e/o ad abilitare la persona a una progressiva partecipazione sociale; c) collaborazione al Servizio di accoglienza (Servizio Nuovi giunti), presente negli istituti di pena di maggiori dimensioni, finalizzato a tutelare l’incolumità fisica e psicologica delle persone al primo ingresso nel carcere e ad intercettare i segni del disagio per la privazione della libertà e i rischi di condotte autolesive; d) partecipazione al Consiglio di disciplina integrato per valutare l’utilizzo di particolari regimi di sorveglianza in rapporto alla pericolosità sociale del detenuto; e) di intervento psicologico specificamente dedicato a casi particolari riferibili soprattutto a stati depressivi, reazioni emotive (come condotte aggressive, disadattive ecc.) e disturbi di personalità, poi a malattia mentale, rischio di autolesioni e suicidio e specifiche condizioni di contesto (ad esempio, di isolamento, presenza di pedofili, serial killer, collaboratori di giustizia, ecc.).

La psicologia penitenziaria assume un’impostazione interdisciplinare che valorizza vari settori della psicologia (psicologia clinica, cognitiva, neuropsicologia, psicologia sociale e di comunità) sia le «discipline di confine», come la sociologia, l’antropologia, la criminologia, la psichiatria e le conoscenze relative al sistema giudiziario e penale. Del resto, lo psicologo penitenziario nel suo lavoro quotidiano gestisce interazioni professionali con molte figure professionali come, ad esempio: direttori, educatori, assistenti sociali, mediatori culturali, operatori della polizia penitenziaria, operatori sanitari del SSN (fra i quali, medici, psicologi, psichiatri, operatori del SerT), magistrati sorveglianza, insegnanti, volontari.

Approfondimento:

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Inoltre lo studio offre una Consulenza psicologica e Psicoterapia online
: intervento psicologico e psicoterapeutico a distanza per chiunque fosse impossibilitato a lavorare in presenza, tramite Skype.
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Psicologa Clinica
Specialista in Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale

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via Donatello n. 5, Pescara (PE)

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